MALTRATTAMENTO
Le notizie di cronaca ci ricordano ogni giorno quanto sia tuttora diffuso il maltrattamento nei confronti delle donne! CHE COS’E’ LA VIOLENZA DI GENERE?
La violenza contro le donne è qualsiasi atto di violenza, che può provocare un danno fisico, sessuale o psicologico, o una sofferenza alle donne, incluse le minacce di compiere tali atti. […]
Le notizie di cronaca ci ricordano ogni giorno quanto sia tuttora diffuso il maltrattamento nei confronti delle donne! CHE COS’E’ LA VIOLENZA DI GENERE?
La violenza contro le donne è qualsiasi atto di violenza, che può provocare un danno fisico, sessuale o psicologico, o una sofferenza alle donne, incluse le minacce di compiere tali atti. Si ha violenza contro donne e bambine, quando queste vengono utilizzate da una persona, normalmente uomo, contro la loro volontà, per il soddisfacimento di bisogni, che possono essere tanto sessuali, quanto non sessuali, come quello di autoaffermazione o il desiderio di esercitare il potere, di umiliare. Pertanto esistono forme diverse di maltrattamento: sessuale, fisico, psicologico, economico. La violenza di genere è fenomeno diffuso che investe tre spazi vitali: il privato della famiglia, il pubblico della comunità, lo Stato. Si includono tra gli atti di violenza il terrorismo, la sterilizzazione forzata e l’aborto forzato, l’uso coercitivo/forzato di mezzi anticoncezionali, la selezione prenatale del sesso, il matrimonio forzato e l’infanticidio della figlia.
La violenza nei confronti delle donne non è certo un fenomeno nuovo. Nuova è, invece, la sua considerazione come problema. La definizione di violenza cambia, infatti, con il mutare della società. LA VIOLENZA STESSA E’ UNA DEFINIZIONE SOCIALE. A lungo negli scorsi secoli e fino a oggi, la violenza intrafamiliare è stata una “violenza di genere”, cioè esercitata dal genere maschile sul genere femminile.
Perché la violenza alle donne è quasi esclusivamente una violenza intrafamiliare?
Pongo due ulteriori domande, implicite nella precedente:
- Perché il corpo femminile è stato definito come a disposizione dell’uomo?
- Perché la mente femminile è stata definita inferiore?
- Non c’è ombra di dubbio rispetto al fatto che la donna sia diversa dall’uomo, come l’uomo è anatomicamente diverso da lei (interessante è, a questo proposito, il libro: “Uomo e donna: la piccola differenza” di Gadeke). Tuttavia, l’uomo ha stabilito il diritto ad affermare il suo essere diverso COME UN VALORE. La diversità della donna è stata definita, per difetto o per eccesso, rispetto a ciò che l’uomo è. Si tratta di una diversità biologica che si tramuta in disuguaglianza. Nella società contadina era diffusa l’ideologia, che assimilava il corpo della donna a un animale, in altre parole il paradigma del corpo femminile come NATURA e dell’uomo che domina la natura. Il riscatto dell’uomo avveniva nel lavoro, quello della donna attraverso la maternità. L’uomo è considerato come essere capace di riscattare la propria natura peccaminosa, per la donna il riscatto avviene attraverso il marito. Questo principio giustifica la vecchia legge sul diritto di famiglia, che, fino al 1975, parlava di podestà maritale e di patria podestà. L’uomo fino a quel momento aveva il diritto di picchiare la moglie ed i figli per finalità morali o educative.
La mente dell’uomo è stata considerata come razionale e capace di trascendere se stessa, mentre la mente femminile è stata vista come pericolosa per la società e, di per sé, subordinata. C’è sempre stata una polarizzazione tra l’uomo, dotato di ragione e la donna, spinta dal sentimento, considerato come qualcosa di inferiore rispetto alla ragione. L’emotività, connotata al femminile è sempre stata vista come qualcosa di “eccessivo”. Da ciò è derivata la convinzione che le capacità intellettive femminili fossero inferiori a quelle maschili. Le statistiche, al contrario, ci dicono che le ragazze conseguono livelli di istruzione superiori a quelli dei coetanei. Oggi invece, sempre più si valuta l’emotività come risorsa. Goleman scrive nel suo libro “L’intelligenza emotiva”: “Occorre coltivare con impegno le abilità del cuore”. In diverse professioni, come quelle in ambito educativo e in quelle di cura, è richiesto un modo più “femminile” di rapportarsi, c’è interesse a sviluppare ed incrementare comportamenti empatici, di partecipazione alla vita degli altri e di rispetto delle persone. Ne consegue che l’intelligenza emotiva è considerata un valore, ma un tempo non lo era.
La società occidentale ha, per molto tempo, assegnato valori differenti al corpo femminile e a quello maschile, proponendo una gerarchia corpo-mente, che definiva l’uomo capace, per propria costituzione, di padroneggiare il proprio corpo, se stesso e le sue cattive inclinazioni e, di conseguenza, lo proponeva come atto a governare, condurre, domare anche le debolezze costitutive del corpo e della mente femminile.
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